sabato 30 aprile 2011

Il pranzo di Babette, ovvero: “Un grande artista, mesdames, non è mai povero. Abbiamo qualcosa, mesdames, di cui gli altri non sanno nulla."


Racconto tratto dalla raccolta “Capricci del destino” di Karen Blixen destinato a diventare celebre per la traduzione cinematografica che vinse un premio Oscar come miglior film straniero
“Il pranzo di Babette” narra la storia di questa donna, Babette,  costretta a fuggire da Parigi in un piccolo e grigio villaggio. Lei riuscirà, grazie alla sua dote artistica e alla fortuna ereditata da un lontano parente, a portare alla gente di questo luogo emozioni che trasformeranno per sempre gli abitanti del posto. Come? Organizzando un pranzo dove tutti sono invitati.. Un pranzo luculliano, al di fuori di ogni abitudine e conoscenza degli abitanti del villaggio, che, in qualche modo, verranno liberati da una sorta di anestesia e moralismo. Per questa ricorrenza Babette ordina i cibi più raffinati, tovaglie e stoviglie pregiate, liquori e vini sconosciuti ai palati dei compaesani. Tutto questo sembra portare una nuova vitalità e irrompe nella monotonia di tutto il villaggio.

Ho visto il film e poi letto questo delizioso racconto e naturalmente quello che più mi ha affascinato è stata la preparazione del pranzo. Curare tutti i particolari per il solo piacere di realizzare delle “opere d’arte” da una gioia immensa, che ripaga ogni fatica e ogni angoscia.
Perché chi cucina, chi mette amore in ciò che fa e propone, crea delle opere d’arte….

Alla fine di un altro lungo silenzio Babette fece all'improvviso un sorrisetto, e disse:
" E come potrei tornare a Parigi, mesdames? Io non ho danaro."
" Non avete danaro?" gridarono le sorelle, come con una bocca sola. "No," disse Babette.
" Ma i diecimila franchi?" chiesero le sorelle, ansimando inorridite.
" I diecimila franchi sono stati spesi, mesdames, " disse Babette.
Le sorelle si misero a sedere. Per un intero minuto non riuscirono a parlare.
" Ma diecimila franchi?" sussurrò lentamente Martina.
" Che volete, mesdames," disse Babette, con grande dignità.
« Un pranzo» per dodici al Café Anglais costerebbe diecimila franchi.....
"Cara Babette," disse con dolcezza, " non dovevate dar via tutto quanto avevate per noi".
Babette avvolse le sue padrone in uno sguardo profondo,
uno strano sguardo: non v'era, in fondo ad esso, pietà e forse scherno?
"Per voi?" replicò. "No. Per me."
Si alzò dal ceppo e si fermò davanti alle sorelle, ritta. "Io sono una grande artista," disse. Aspettò un momento, poi ripetè: "Sono una grande artista, mesdames."
Poi, per un pezzo, vi fu in cucina un profondo silenzio.
Allora Martina disse:"E adesso sarete povera per tutta la vita, Babette?"
"Povera?" disse Babette. Sorrise come a se stessa. "No.
Non sarò mai povera. Ho detto che sono una grande artista.
Un grande artista, mesdames, non è mai povero. Abbiamo qualcosa, mesdames, di cui gli altri non sanno nulla."

Menù de “Il pranzo di Babette”

Vini

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